chiarapedala

il mondo visto da una bicicletta. in continuo movimento armonico, anche come metafora, come filosofia di vita. e canto e pedalo e vivo la città con una colonna sonora ogni giorno diversa. e la città ha ogni giorno una faccia diversa... io pedalo, e comu veni si cunta...

venerdì 25 marzo 2011

L'estemporanea.

Ogni giornata è diversa dall'altra.
Ogni dialogo è diverso dall'altro.
Ogni persona è diversa dall'altra.
Però ci sono quelle persone che fingono di essere Angeli.
Ovvero ci sono quelle persone che "ok, ti faccio una donazione, ma non continuativa, ti dò qualcosa qui, così non ci penso più".
E qui casca l'Angelo! :)
Noi dobbiamo pensare.
Dobbiamo pensare che ogni giorno, ogni istante c'è gente che sta vivendo un incubo e che ha lo stesso nostro diritto di rimettersi in piedi, di continuare a vivere una vita dignitosa.
Dobbiamo pensare ad ogni centesimo che doniamo per gli altri.
Non dobbiamo fare un gesto singolo, anche se grande, e poi voltare pagina e non pensarci più.

Però basta davvero poco.
Basta davvero fermarsi un attimo.
"Meno di un caffé" per citare Giovanna.
Ma meno di un caffé non solo come contributo economico, ma anche IL TEMPO di un caffé.
E non riesco a non pensare ad un uomo che l'altro giorno mi ha detto che voleva darmi un contributo (consistente), ma solo se si trattava di una cosa ESTEMPORANEA, perché poi non voleva pensarci più...

Mi chiedo se la gente stia riflettendo sulla situazione che stiamo vivendo.
Se immagina minimamente cosa voglia dire fuggire, scappare dalla guerra, dalle persecuzioni. Non avere acqua da bere, o scarpe per fuggire, un futuro in cui sperare.
Mi chiedo se i mass media in questo momento stiano trasmettendo un messaggio corretto se si stiano inventando un'invasione di "clandestini".
Perché per quello che ne so io non si tratta né di vichinghi invasori, e neanche di alieni.
Uomini.
Uomini che cercano di salvarsi la vita.
Noi cosa faremmo al posto loro?

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mercoledì 16 marzo 2011

non vedo. non sento.

il mondo è in guerra, intere famiglie muoiono di fame, si muore per banali infezioni, migliaia di persone in fuga, verso una speranza di vita, senza acqua, senza cibo, senza un futuro.
e noi, che possiamo fare tanto con molto poco, spesso non vogliamo sapere.
non vogliamo vedere che c'è gente che soffre. che muore.
e non vogliamo fare niente. non vogliamo sapere che al costo di un caffè possiamo portare un antibiotico. una coperta. chili di farina o di riso. tende. protezione.
SPERANZA.
la gente non vuole ascoltare o vedere.
la gente non vuole neanche immaginare.

e poi ci sono gli "angeli".
quelli che dedicano una briciola del loro panino agli altri.
quelli che mantengono un impegno. anche piccolo. anche piccolissimo.
quelli che promettono. quelli che donano.
quelli che, anche se non potrebbero, lo fanno ugualmente. quelli senza futuro che danno un futuro agli altri. i precari, i disoccupati di oggi, che pensano a chi sta peggio e li sentono vicini, e donano. sanno cosa vuol dire non avere certezze, e si impegnano per darne gli altri.

persone che non hanno più niente, sono salvate da chi ha molto poco e dona molto.
e spesso chi ha tanto preferisce restare sordo e cieco.

uomini che pedalano per altri uomini.
e uomini che vanno in suv da soli.

pedaliamo tutti verso un futuro per tutti.
nascere nel posto sbagliato e nel momento sbagliato non è colpa di nessuno.
pedalare per gli altri è un merito di molti. con e senza ali.

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giovedì 10 marzo 2011

dugliu uanna bicheim aneingel?

ebbene sì.
oggi ho trovato due angeli.
alcuni li ho inseguiti e con quelli che mi rispondevano "sorri ai dont spic italian" io tentavo un approccio in inglese. la cosa più bella è stata strappare un sorriso a queste persone anche se poi non hanno donato.
la bontà e la voglia di aiutare gli altri si vede anche nelle piccole cose.
nel fatto che donino i giovani anche se non proprio ben assortiti, o i precari, che non sanno cosa ne sarà di loro domani.
alla fine la vita è una sfida quotidiana, una lotta. c'è chi lotta per portare a casa un tozzo di pane, c'è chi lotta per fare approvare un decreto salvachiappe, c'è chi lotta per non morire di influenza o di fame o di sete.
tutti lottiamo, ogni singolo giorno.
bisogna non smettere mai di lottare.
bisogna guardare in faccia le cose e affrontarle.
bisogna guardarsi allo specchio la mattina e vedere dignità, anche se poi si mangia pane e cipolla.
DIGNITÀ.
una parola che deve appartenere ad ogni essere sulla terra.
c'è chi lotta ogni giorno per la propria dignità e chi dedica una parte della lotta anche per quella degli altri.
1 minuto di lotta per la dignità altrui, certamente alimenta anche la propria.

dignità, che in inglese si dice: DIGNITY
e domani, quando fermerò un altro anglofono per mettergli le ali avrò un nuovo termine da utilizzare.

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mercoledì 9 marzo 2011

In trenta secondi ti metto le ali.

è la frase che mi ha più colpito ieri.
ci ho pensato tutta la giornata. una frase di giusy.
ho pensato a quanto è vera, diretta, e a quanto possa funzionare per attirare l'attenzione di una persona.
per poi farsi ascoltare.
ieri è stato il mio primo giorno.
primo giorno "in strada". primo giorno di quelli che chiamiamo "dialoghi".
devo dire che, con mia grande sorpresa, ho ricevuto appagamento, e anche belle sensazioni da semplici "dialoghi" che non si sono conclusi con una sottoscrizione.
è bello parlare con la gente "face to face".
è bello leggere nei loro occhi un pezzo della loro vita, anche se per pochi istanti.
è bello in qualche modo osservare la fauna cittadina.
tutti di corsa.
nessuno che abbia tempo.
tutti che hanno già donato.
tanti che "grazie, non mi interessa".
molti che "pensate alla vostra città".
tanti che "non ho spicci".
alcune che "ci pensa mio marito".
una donna che piangeva dietro gli occhiali da sole.
il venditore di mimose.
l'insolito vento freddo. un sole giallo che leggermente ti scongela.
la timidezza, la salivazione azzerata, gli occhi negli occhi.
le giuste parole.
le parole.
le mani gelate.
la gioia della condivisione.
i sorrisi complici, le pacche sulle spalle.

La possibilità di investire le tue energie per il bene di qualcuno che ne ha veramente bisogno.
Perché noi non immaginiamo neanche cosa vuol dire essere in serie difficoltà.
Non avere i propri cari accanto, non sapere se sono vivi, non avere acqua, o una benda per una ferita, non avere un pezzo di pane, un tetto una coperta. Non sapere che ne sarà di noi.
Noi, paradossalmente "per fortuna" abbiamo altri problemi.
Che ovviamente ci sembrano enormi e gravissimi.
Certamente lo sono, ma solo se inseriti nel contesto in cui viviamo.
Ma per fortuna le cose veramente fondamentali per vivere non ci mancano. E avendo questa base ci possiamo rialzare tante e tante volte.
Con una piccola, anche piccolissima, anche ridicola donazione, che costa meno ancora di un pensiero, possiamo dare anche ad un nostro fratello/figlio/cugino/padre più vicino all'equatore, la possibilità di rialzarsi.
Un figlio in più vivrà e le nostre tasche non se ne saranno neanche accorte! Più facile di così! Più bello di così : )

Oggi mi aspetta una nuova avventura, spero ricca di dialoghi, con la gente che corre e che non ha tempo. Spero di cogliere degli sguardi sensibili, sguardi vivi. Spero che la gente davvero capisca che basta davvero poco per fare tantissimo, e soprattutto che questa, oggi per me, non è più una frase fatta.

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martedì 1 marzo 2011

una rivoluzione al giorno

ok, il periodo storico è quello che è.
crisi.
bamboccioni.
rivolte.
berlusconi.
lauree superflue.
governatori fantasma.
munnizza unnegghiè.
inquinamento.
traffico.

ok.
c'è grossa crisi.
quello che non accetto e che non riesco a tollerare oltre misura è lo stare a guardare a bocca aperta, indicando da dietro un oblò.
se c'è un problema bisogna risolverlo. il problema è nostro e lo dobbiamo risolvere noi, non aspettare che gli altri lo facciano.
sono stanca dell'assenza del rispetto.
ho le palle piene dei maltrattamenti.
mi sono davvero rotta le scatole dei "capi" (di governo, di lavoro, di nzocchegghiè) che in quanto tali (o presunti tali) sentono di avere il diritto di trattare male il resto del mondo.
io mi rifiuto.
come sempre, ci rimetto io.
come sempre, da sola non cambio il mondo. mica salvo la vita delle mucche se IO DA SOLA non mangio carne. Mica risolvo i problemi di inquinamento di Palermo se IO DA SOLA mi muovo in bici.
ma se ogni persona che prova il mio stesso disagio prendesse una posizione, le cose cambierebbero.
se smettessimo di avere paura, considerando che ci stanno calpestando i diritti, saremmo più forti e saremmo in tanti, e tutti questi grandi "capi" si renderebbero conto che senza di noi, loro non sono capi proprio di nessuno.
IO DA SOLA non cambierò il mondo, ma faccio ogni giorno piccoli gesti che mi allontanano dalla sottomissione (di qualsiasi tipo). piccole cose per far valere i miei diritti.
piccole o grandi scelte per dire basta. per potermi guardare allo specchio quando torno a casa la sera e non provare vergogna per aver "calato le corna".
non calare le corna! non quando si mettono in discussione i diritti elementari, naturali, umani con i quali siamo nati e che nessuno, e per nessun motivo al mondo, può o deve toglierci!
io mi rifiuto.
io nel mio piccolo (anche piccolissimo) faccio la mia piccola rivoluzione ogni giorno.