chiarapedala

il mondo visto da una bicicletta. in continuo movimento armonico, anche come metafora, come filosofia di vita. e canto e pedalo e vivo la città con una colonna sonora ogni giorno diversa. e la città ha ogni giorno una faccia diversa... io pedalo, e comu veni si cunta...

domenica 31 marzo 2013

Fortuna

Non scrivevo qui da oltre un anno. Tanta voglia di scrivere, tante cose da dire ma non ho avuto la forza o non ho trovato la formula giusta per esprimere sensazioni e fatti e vicende.
Quanto mi sento fortunata in una giornata di sole come questa.
Non ho un lavoro, non so quando ne avrò uno, ma questo passa in secondo piano oggi. 
Oggi, nel tiepido silenzio di questa splendida giornata, riesco a sentirmi felice, fortunata e ad apprezzare le enormi fortune che mi circondano.
Stare oggi a pranzo tutti assieme, inclusa Nonna Pina, dopo quello che è successo appena 10 giorni fa, con l'infinito timore che finisse tutto.
Invece siamo qui, tosti, come se nulla fosse, e anche con belle, splendide novità.
E proprio oggi, giorno in cui Veronica avrebbe compiuto 42 anni.
Che dolore atroce ancora che brucia ovunque! Inaccettabile, terrificante!
Oggi siamo stati tutti assieme, anche con l'ignara nonna Rosa che ormai non chiede più.
Oggi siamo stati tutti assieme in serenità, ricchi e gonfi di felicità e questa cosa mi riempie il cuore di gioia, e mi fa percepire quanto sia bello, importante, essere circondata da tutto ciò. E da quanto io sia fortunata. Estremamente fortunata. Meravigliosamente fortunata.
Tutto il resto, oggi, conta proprio poco e mi godo lo splendore.
Si pedala verso una primavera che pare stia finalmente davvero arrivando.
E finalmente, con il sole e l'aria tiepida, tutto sarà migliore, più facile da affrontare.

sabato 31 dicembre 2011

2011 the end

Eccoci, tra poco finirà anche questo duemilaundici,Tutti a lamentarsi, tutti con tante buone nuove speranze, propositi e bla bla bla.
Normale.
Io non mi lamento.

Certo anche io ho lasciato in questo duemilaundici litri di lacrime, sudore e bile. Etti di capelli e l'illusione di alcune amicizie.

Lascio nel ricordo del 2011 tutte le rotture di palle, le scocciature, le cose noiose come spolverare, cambiare le lenzuola, e scrostare le pentole bruciacchiate, i risotti troppo salati.

Porto con me invece gli esperimenti culinari di successo, i nuovi sapori conosciuti, le idee, la mia mensola con gli aromi, e la scoperta meravigliosa della pasta di nocciole, quella del panbrioche e il vino rosso.

Il tango, lo porto con me. L'ho imballato per bene, per conservarlo al meglio. Un giorno di questi lo tiro fuori e cerco di togliere quei fastidiosi scricchiolii, e tutto sarà più fluido.

Lascio nella differenziata 2011 tutti quei momenti di scazzo inutili che non portano a niente e non servono a niente. Via!


È stato un anno davvero ricco.

Ricco di persone, di eventi, di emozioni.

Persone che sono scivolate via dalla mia vita, come un anello di plastica troppo largo da un dito, forse, troppo magro. Scivolate via così. Di tanto in tanto ci penso e credo che le cose vadano come devono andare. Che ho deciso di togliermi di dosso certe ipocrisie, e faccio volentieri a meno della stronzaggine della gente, così come della superficialità di chi invece si fa credere profondo e sincero. Ciao!

Proprio un anno ricco di persone che sono entrate nella mia vita.

Persone nuove e persone che c'erano ma ancora non c'erano. È il nuovo che a volte spaventa, ma sono troppo curiosa per privarmi di correre questo rischio!

Ricchissimo di persone che da sempre, da tanto, fanno parte della mia vita, e che ci sono, ci sono sempre state. Ed è bellissimo allungare la mano e sentire che sono ancora qui, accanto a me, ed io accanto a loro. Un dono bellissimo.

Un anno ricco di opportunità, di fiducia in me e negli altri.

Un anno in cui ho abbracciato "il lavoro più bello del mondo"!

Un anno in cui ho realizzato grandi conquiste. In cui mi sono messa in gioco, in cui ho affrontato prove difficili, pesanti, dolorose. Un anno in cui ho avuto grandi, enormi soddisfazioni, umane soprattutto.

Un anno in cui ho capito infinite cose, più o meno importanti.

Un anno di condivisione, di informazione, di faccia a faccia. Un anno di faticoso abbattimento di barriere. Un anno di erosione dei pregiudizi e di innalzamento delle motivazioni. Motivazioni per insistere nel dire qualcosa, per fare qualcosa. Motivazioni per AGIRE.

Un anno ricco di ricette! Perché sono un'inguaribile idealista, perché credo nelle azioni e nel raggiungimento dei risultati anche nelle missioni impossibili!

Un anno positivo.

E a tutte le persone che erano già radicate nella mia vita, a quelle che più o meno casualmente sono rimaste impigliate nelle mie giornate, e a quelle che ne erano parte e che sono tornate, auguro un duemiladodici ricco di tiepido e soffice panbrioche, irrorato da ottimo vino rosso, un nuovo anno che profuma di rosmarino e che ha il sapore del migliori mandorle appena tostate.

Ed ora a lavoro... tutto questa meraviglia dobbiamo far sì che arrivi e dobbiamo lavorare per questo, non aspettare che passi qualcuno a regalarcela.
La conquista ha un sapore più forte e più buono se ci ha portato via sudore e fatica!

Del resto "siamo quello che facciamo".




lunedì 2 maggio 2011

Game over

la morte, in sé, raramente mi risulta essere una soluzione.
ok: era un terrorista, un assassino, un criminale. OK.
ha ucciso centinaia di persone, con crudeltà, ed aveva una mente diabolica e avrebbe progettato ancora tanti crimini.
ci siamo, meritava una punizione. meritava una insaccata ri lignati serie.
era la merda delle merde. d'accordo.
però non riesco ad accettare una soluzione simile.
non ce la faccio. non mi pare che l'uccisione cruda, cruenta, violenta, sia una soluzione.
uno sparo in testa non mi fa esultare e neanche tirare un sospiro di sollievo.
non mi sento al sicuro adesso.
l'idea che una civiltà come quella degli stati uniti d'america, agisca in questo modo e festeggi come si trattasse della vittoria dei mondiali di calcio, mi fa stare peggio.
barak obama, democratico, uomo del popolo, fa un annuncio plateale e il popolo festeggia.
è un videogame forse e io non l'ho capito?
si spara al cattivo di turno e si festeggia per aver superato il livello?
davvero non riesco a gioire al pensiero di una testa spappolata da un proiettile.
sarò strana, ma non ci riesco.

venerdì 25 marzo 2011

L'estemporanea.

Ogni giornata è diversa dall'altra.
Ogni dialogo è diverso dall'altro.
Ogni persona è diversa dall'altra.
Però ci sono quelle persone che fingono di essere Angeli.
Ovvero ci sono quelle persone che "ok, ti faccio una donazione, ma non continuativa, ti dò qualcosa qui, così non ci penso più".
E qui casca l'Angelo! :)
Noi dobbiamo pensare.
Dobbiamo pensare che ogni giorno, ogni istante c'è gente che sta vivendo un incubo e che ha lo stesso nostro diritto di rimettersi in piedi, di continuare a vivere una vita dignitosa.
Dobbiamo pensare ad ogni centesimo che doniamo per gli altri.
Non dobbiamo fare un gesto singolo, anche se grande, e poi voltare pagina e non pensarci più.

Però basta davvero poco.
Basta davvero fermarsi un attimo.
"Meno di un caffé" per citare Giovanna.
Ma meno di un caffé non solo come contributo economico, ma anche IL TEMPO di un caffé.
E non riesco a non pensare ad un uomo che l'altro giorno mi ha detto che voleva darmi un contributo (consistente), ma solo se si trattava di una cosa ESTEMPORANEA, perché poi non voleva pensarci più...

Mi chiedo se la gente stia riflettendo sulla situazione che stiamo vivendo.
Se immagina minimamente cosa voglia dire fuggire, scappare dalla guerra, dalle persecuzioni. Non avere acqua da bere, o scarpe per fuggire, un futuro in cui sperare.
Mi chiedo se i mass media in questo momento stiano trasmettendo un messaggio corretto se si stiano inventando un'invasione di "clandestini".
Perché per quello che ne so io non si tratta né di vichinghi invasori, e neanche di alieni.
Uomini.
Uomini che cercano di salvarsi la vita.
Noi cosa faremmo al posto loro?

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mercoledì 16 marzo 2011

non vedo. non sento.

il mondo è in guerra, intere famiglie muoiono di fame, si muore per banali infezioni, migliaia di persone in fuga, verso una speranza di vita, senza acqua, senza cibo, senza un futuro.
e noi, che possiamo fare tanto con molto poco, spesso non vogliamo sapere.
non vogliamo vedere che c'è gente che soffre. che muore.
e non vogliamo fare niente. non vogliamo sapere che al costo di un caffè possiamo portare un antibiotico. una coperta. chili di farina o di riso. tende. protezione.
SPERANZA.
la gente non vuole ascoltare o vedere.
la gente non vuole neanche immaginare.

e poi ci sono gli "angeli".
quelli che dedicano una briciola del loro panino agli altri.
quelli che mantengono un impegno. anche piccolo. anche piccolissimo.
quelli che promettono. quelli che donano.
quelli che, anche se non potrebbero, lo fanno ugualmente. quelli senza futuro che danno un futuro agli altri. i precari, i disoccupati di oggi, che pensano a chi sta peggio e li sentono vicini, e donano. sanno cosa vuol dire non avere certezze, e si impegnano per darne gli altri.

persone che non hanno più niente, sono salvate da chi ha molto poco e dona molto.
e spesso chi ha tanto preferisce restare sordo e cieco.

uomini che pedalano per altri uomini.
e uomini che vanno in suv da soli.

pedaliamo tutti verso un futuro per tutti.
nascere nel posto sbagliato e nel momento sbagliato non è colpa di nessuno.
pedalare per gli altri è un merito di molti. con e senza ali.

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giovedì 10 marzo 2011

dugliu uanna bicheim aneingel?

ebbene sì.
oggi ho trovato due angeli.
alcuni li ho inseguiti e con quelli che mi rispondevano "sorri ai dont spic italian" io tentavo un approccio in inglese. la cosa più bella è stata strappare un sorriso a queste persone anche se poi non hanno donato.
la bontà e la voglia di aiutare gli altri si vede anche nelle piccole cose.
nel fatto che donino i giovani anche se non proprio ben assortiti, o i precari, che non sanno cosa ne sarà di loro domani.
alla fine la vita è una sfida quotidiana, una lotta. c'è chi lotta per portare a casa un tozzo di pane, c'è chi lotta per fare approvare un decreto salvachiappe, c'è chi lotta per non morire di influenza o di fame o di sete.
tutti lottiamo, ogni singolo giorno.
bisogna non smettere mai di lottare.
bisogna guardare in faccia le cose e affrontarle.
bisogna guardarsi allo specchio la mattina e vedere dignità, anche se poi si mangia pane e cipolla.
DIGNITÀ.
una parola che deve appartenere ad ogni essere sulla terra.
c'è chi lotta ogni giorno per la propria dignità e chi dedica una parte della lotta anche per quella degli altri.
1 minuto di lotta per la dignità altrui, certamente alimenta anche la propria.

dignità, che in inglese si dice: DIGNITY
e domani, quando fermerò un altro anglofono per mettergli le ali avrò un nuovo termine da utilizzare.

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mercoledì 9 marzo 2011

In trenta secondi ti metto le ali.

è la frase che mi ha più colpito ieri.
ci ho pensato tutta la giornata. una frase di giusy.
ho pensato a quanto è vera, diretta, e a quanto possa funzionare per attirare l'attenzione di una persona.
per poi farsi ascoltare.
ieri è stato il mio primo giorno.
primo giorno "in strada". primo giorno di quelli che chiamiamo "dialoghi".
devo dire che, con mia grande sorpresa, ho ricevuto appagamento, e anche belle sensazioni da semplici "dialoghi" che non si sono conclusi con una sottoscrizione.
è bello parlare con la gente "face to face".
è bello leggere nei loro occhi un pezzo della loro vita, anche se per pochi istanti.
è bello in qualche modo osservare la fauna cittadina.
tutti di corsa.
nessuno che abbia tempo.
tutti che hanno già donato.
tanti che "grazie, non mi interessa".
molti che "pensate alla vostra città".
tanti che "non ho spicci".
alcune che "ci pensa mio marito".
una donna che piangeva dietro gli occhiali da sole.
il venditore di mimose.
l'insolito vento freddo. un sole giallo che leggermente ti scongela.
la timidezza, la salivazione azzerata, gli occhi negli occhi.
le giuste parole.
le parole.
le mani gelate.
la gioia della condivisione.
i sorrisi complici, le pacche sulle spalle.

La possibilità di investire le tue energie per il bene di qualcuno che ne ha veramente bisogno.
Perché noi non immaginiamo neanche cosa vuol dire essere in serie difficoltà.
Non avere i propri cari accanto, non sapere se sono vivi, non avere acqua, o una benda per una ferita, non avere un pezzo di pane, un tetto una coperta. Non sapere che ne sarà di noi.
Noi, paradossalmente "per fortuna" abbiamo altri problemi.
Che ovviamente ci sembrano enormi e gravissimi.
Certamente lo sono, ma solo se inseriti nel contesto in cui viviamo.
Ma per fortuna le cose veramente fondamentali per vivere non ci mancano. E avendo questa base ci possiamo rialzare tante e tante volte.
Con una piccola, anche piccolissima, anche ridicola donazione, che costa meno ancora di un pensiero, possiamo dare anche ad un nostro fratello/figlio/cugino/padre più vicino all'equatore, la possibilità di rialzarsi.
Un figlio in più vivrà e le nostre tasche non se ne saranno neanche accorte! Più facile di così! Più bello di così : )

Oggi mi aspetta una nuova avventura, spero ricca di dialoghi, con la gente che corre e che non ha tempo. Spero di cogliere degli sguardi sensibili, sguardi vivi. Spero che la gente davvero capisca che basta davvero poco per fare tantissimo, e soprattutto che questa, oggi per me, non è più una frase fatta.

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